Quale futuro per il Ciconi?

9 Luglio 2013

SAN DANIELE. La ristrutturazione del Teatro Ciconi è da tempo una “spina nel fianco” delle amministrazioni comunali che si sono susseguite a San Daniele. Da un lato c’è la complessità degli interventi nello stabile di proprietà comunale: lavori di consolidamento statico per cominciare, ma poi ammodernamento degli impianti e degli spazi interni. Dopo la realizzazione del progetto preliminare e di alcuni lavori di verifica sulle condizioni strutturali, nel novembre del 2011 a Luisella Pennati, architetto in Milano, è stato affidato l’incarico per la redazione del progetto definitivo-esecutivo e per la direzione lavori. L’altro aspetto che contribuisce a complicare la situazione è l’esiguità dei fondi a disposizione – intorno a 1.8 milioni di euro -, che basteranno per realizzare soltanto una parte dei lavori necessari.

E’ questo lo scenario che si trova ad affontare la nuova giunta guidata dal sindaco, professor Paolo Menis. Per aggiungere ulteriori elementi di chiarezza al problema, si è ritenuto sia necessario definire, una volta per tutte, che “tipo di teatro appartiene all’identità e alle attese della nostra cittadina e del circostante territorio collinare – afferma il sindaco in una nota-invito spedita giorni fa ad associazioni e responsabili culturali -, nonché il profilo di una struttura che possa essere di nuovo punto di riferimento culturale e vitale per almeno i prossimi cinquant’anni”.

Questo il percorso individuato dal Consiglio Comunale di San Daniele, nella seduta del 21 giugno scorso: sarà la Conferenza dei Capigruppo consiliari, in quanto rappresentanza di tutte le forze politiche della città, a indicare il profilo funzionale e rappresentativo del futuro teatro Ciconi. E ciò potrà avvenire soltanto dopo che ogni cittadino, direttamente o indirettamente interessato, attivo nei settori culturale, dello spettacolo, dei servizi, del volontariato, dell’economia di territorio, ecc., avrà potuto esprimere il proprio pensiero. A tal fine, sono state dedicate tre serate all’ascolto, nelle quali chiunque lo desideri, possa liberamente manifestare il proprio parere. Serate di ascolto dunque, non di dibattito, – precisa nella nota il Sindaco – poiché molto si è già discusso sui “pro”e sui “contro”in vari luoghi e in molte occasioni. Ora è il tempo della concretezza e della sintesi: molti ragionamenti già dibattuti devono portare a un’utile conclusione. Per agevolare i lavori sono state fissate tre serate, tutte assolutamente aperte ai cittadini, dedicate a gruppi omogenei.

Le prime a far sentire la propria voce sono state, lunedì 8 luglio, le associazioni culturali; il 15 luglio (ore 18.30 nella Biblioteca Guarneriana) toccherà a “Esperti dello spettacolo, Enti e operatori del settore e associazioni culturali, Interlocutori saggi”. Il 18 dello stesso mese l’ultimo appuntamento con “Enti, Istituzioni del territorio, Altre associazioni, Tecnici e Cittadini”.

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Alla prima riunione, tra gli altri, ha partecipato anche Daniele Damele che ci ha inviato il testo della proposta, che pubblichiamo. Restiamo in attesa di altri punti di vista.

“Sono due le opzioni che mi sento di proporre al Comune di San Daniele del Friuli per il teatro Ciconi. La prima è quella derivante dall’attuale progetto preliminare che prevede un primo lotto attuativo per il recupero dell’immobile del costo di Euro 1.800.000,00 finanziati dalla Regione e che potrà presumibilmente garantire la funzionalità del solo corpo antistante via Battisti. In alternativa la seconda ipotesi, di minor costo, potrebbe prendere comunque spunto dall’attuale progetto preliminare con l’introduzione degli interventi di adeguamento sismico rilevatisi essenziali nell’ottica di offrire alla cittadinanza un teatro che mantenga, opportunamente migliorato, l’attuale profilo d’impiego dell’immobile. Va ricordato che degli iniziali 3 milioni di Euro concessi dalla Regione l’Amministrazione Iob ha chiesto e ottenuto l’autorizzazione a stralciarne oltre 1,2 per le scuole sandanielesi.

In questi mesi sono state svolte indagini approfondite ed accurate per rilevare la geometria e costituzione delle strutture portanti dell’immobile. Dalle indagini è così emersa la cogente necessità di adeguare l’immobile alle recenti normative antisismiche emanate nel 2008 pertanto lo sviluppo progettuale dovrà obbligatoriamente ricomprendere, qualora si scegliesse di adottare la strada del recupero globale dell’immobile (attraverso un’onerosa ristrutturazione generale oppure demolizione e ricostruzione), specifici interventi finalizzati all’adeguamento sismico.

Va infine specificato chiaramente quali saranno i tempi di realizzazione delle opere che si sceglierà di realizzare”.

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