In Consiglio Fvg si discute la Legge Sicurezza. Opposizioni: centralismo e ‘odor di Ronde’
10 Marzo 2021
Cristiano Shaurli
TRIESTE. Perplessità e critiche sono state espresse in Consiglio regionale dalle opposizioni in merito al disegno di legge in materia di ‘politiche integrate di sicurezza e ordinamento della polizia locale. “In una pandemia che sta di nuovo colpendo in maniera durissima il Friuli Venezia Giulia, le famiglie e le persone sentivano davvero la necessità di una norma sulla sicurezza. Una legge – commenta il segretario regionale del Pd Christiano Sghaurli – che sostanzialmente reitera la cantilena leghista a base di telecamere e di controllo di vicinato alla ‘Stasi memoria’. Soprattutto una tiritera continua sul fatto che le nostre forze di polizia locale avranno un controllo centralizzato da parte della Regione. Invece di restare a disposizione dei Comuni, delle nostre comunità per fare la sicurezza sulle strade, per risolvere i piccoli problemi dei nostri paesi e delle nostre città, diventeranno l’ennesima forza di polizia. Il tutto per rincorrere un elettorato anche a dispetto di una crisi come quella che stiamo vivendo”.
«Questo provvedimento non dà risposte efficaci alle criticità in cui versa la polizia locale, effetto di una ormai cronica carenza di personale e mancanza di professionalità specifiche che rendono estremamente difficoltoso il presidio del territorio. Non è centralizzando molte competenze a livello regionale che si migliora il servizio. Vanno piuttosto rafforzate le forme di coordinamento tra i Comuni», afferma il capogruppo del Patto per l’Autonomia, Massimo Moretuzzo. «È necessario fornire i Comuni degli strumenti necessari per coordinarsi e gestire la funzione della polizia locale», evidenzia Moretuzzo, che sottolinea come il tema sia strettamente intrecciato a quello della «fallimentare» riforma degli enti locali.

Moretuzzo e Bidoli
Critiche alla norma «che spalanca le porte alle ronde post padane» arrivano anche dal consigliere regionale del Patto Giampaolo Bidoli. Il pacchetto di norme sulla “sicurezza partecipata” che affida l’attività di prevenzione e controllo del territorio anche alla collaborazione dei cittadini, attraverso il “controllo di vicinato” o l’impiego di associazioni di volontariato, «metterà in difficoltà i comandi di polizia locale, anziché supportarli, poiché si troveranno a gestire volontari impreparati», spiega Bidoli, per i quali immagina un intervento «eventualmente a supporto di eventi culturali, sportivi e cerimonie, per quanto, anche in questi contesti, sarebbe preferibile valorizzare i volontari della Protezione Civile, peraltro già formati e monitorati dal punto di vista sanitario e psicologico».
«Dal dibattito generale e dalle dichiarazioni dell’assessore Roberti è evidente che ci aspetta una pessima legge», conclude Moretuzzo, che si sofferma infine sull’articolo 16 della norma (“La Regione, avvalendosi degli uffici del Comune capoluogo (Trieste), attua il coordinamento tra i servizi di polizia locale per le seguenti finalità…)”. «Chi glielo dice al friulanissimo sindaco di Udine che i suoi compagni di partito stanno approvando una legge per cui per avere un intervento dei cosiddetti “nuclei specializzati” (formati anche dai suoi agenti) dovrà chiedere “per favore” al comandante della polizia locale di Trieste? Da “prima i friulani” a “prima il centralismo”, che sia romano, milanese o triestino poco conta», commenta Moretuzzo.