Il “signore degli anelli”

28 Novembre 2013
Chechi riceve il premio da Damele con accanto Talotti, Amoruso, Grassi e Tesser

Chechi riceve il premio da Damele con accanto Talotti, Amoruso, Grassi e Tesser

UDINE. “Alle Olimpiadi di Atene ci arrivai dopo un secondo grave infortunio al tendine per il quale mi davano per fuori gara, vinsi il bronzo, ma una giuria tecnica internazionale rivide successivamente la finale e giudicò il mio l’esercizio migliore. Da oro, meglio addirittura del mio collega bulgaro cui andò l’argento. Ero il vincitore morale e vero, non l’atleta greco che dette l’unico oro al Paese ospitante i Giochi. Dopo un certo tempo incontrai uno degli otto giudici di quelle Olimpiadi che mi chiese scusa, ma io gli risposi che il problema era suo e non mio”.

E’ un fiume in piena Jury Chechi, presente a Udine per una lezione a oltre 120 imprenditori promossa da Formteam, ma anche per ricevere – a una conviviale, organizzata da Daniele Damele del Comitato Friul Tomorrow 2018, con la stessa Formteam, la Balsamini impianti e il Golf Club di Fagagna – un riconoscimento per “l’etica e la lealtà sempre dimostrati” tanto da divenire “un modello comportamentale nello sport e nella vita”.

Ma dopo quei Giochi accadde anche un’altra cosa ed è sempre Chechi a raccontarlo: “Il professor Lamberto Perugia, che mi aveva operato al tendine, ammise che avevo superato ogni limite facendogli rivedere determinate convinzioni medico-scientifiche. Atene – ha detto sempre l’indimenticabile “signore degli anelli” – mi servì per affrontare e vincere una sfida dimostrando, a me principalmente, che ce la potevo fare superando, appunto, ogni limite, e ciò lo possiamo fare tutti noi, sempre, ogni giorno”.

Prendendo la parola nella splendida cornice del Golf club Fagagna, dinanzi, tra gli altri, ad Attilio Tesser, Alessandro Talotti, Amoruso, Balsamini, Beltrami, Bressani, Fortuna Drossi, Grassi, Lualdi, Romanzin e Travan, il 44enne Chechi, oro ad Atlanta e bronzo ad Atene, ha affermato che “è meglio una sconfitta pulita piuttosto che una vittoria sporca”, invitando i genitori a “lasciar provare ai figli lo sport che chiedono di fare, come fecero i miei genitori. Così diamo ai ragazzi opportunità con amore permettendo loro di cercare la loro strada per divenire protagonisti”.

A chi gli chiedeva come reagì ai due infortuni patiti, Chechi ha risposto che “li ho affrontati con coraggio e li ho superati comprendendo che dentro di noi siamo più forti di quel che pensiamo”. Sul doping: “Sono fondamentalista, ci sono le regole che vanno rispettate, altrimenti è la fine dello sport; una iattura anche perché puoi essere l’atleta più bravo del mondo, ma se non sei un Uomo, non sei nulla”.

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