Contrarietà a Cavazzo per il nuovo impianto Siot. Turismo montano: si ignora il clima
15 Luglio 2022TRIESTE. «Che senso ha investire risorse pubbliche in progetti di rinaturalizzazione del lago di Cavazzo, se poi si autorizza sulle sue sponde la realizzazione di opere che rischiano di avere un forte impatto ambientale e paesaggistico e che andranno inevitabilmente a compromettere l’opportunità di uno sviluppo turistico sostenibile dell’area vasta del lago?». Lo ha chiesto il capogruppo in Consiglio regionale del Patto per l’Autonomia Massimo Moretuzzo dopo l’aggiornamento dell’assessore Scoccimarro sul progetto dell’impianto della Siot per una centrale di co-generazione da fonti fossili nelle stazioni di pompaggio del lago dei Tre Comuni e di Casteons di Paluzza, oggetto di una interrogazione dell’esponente autonomista.
«Le opere prospettate sono motivo di preoccupazione per gli amministratori locali e la cittadinanza, a fronte di ricadute nulle per il territorio», ha detto Moretuzzo, che ha ricordato «l’ampia e trasversale opposizione della popolazione dell’Alto Friuli a gravare il territorio di ulteriori e impattanti servitù». «E se anche la Conferenza dei servizi ha dato il via libera al progetto di Cavazzo ed entro il mese di agosto deciderà su quello a Paluzza, come ha informato Scoccimarro, la Regione ha pur sempre un ruolo politico e potrebbe esprimersi contro questi progetti: camini di 15/16 metri non aiuteranno certo il turismo in prossimità del lago di Cavazzo», ha concluso Moretuzzo.
E sempre a proposito delle decisioni riguardanti la montagna, il capogruppo Moretuzzo ha commentato gli interventi discussi di recente in Consiglio regionale. «La norma approvata in aula è positiva perché definisce delle procedure necessarie per valutare la situazione complessiva del turismo montano ed evita, almeno teoricamente, degli interventi spot e totalmente privi di qualunque valutazione di sostenibilità economica ed ambientale. La maggioranza dovrebbe ascoltare la comunità scientifica, a partire dall’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente, e non negare, come fatto a più riprese in aula dal relatore Mazzolini, i cambiamenti climatici, con scelte di investimento sbagliate, anacronistiche».
Il riferimento riguarda la discussione in aula sul nuovo disegno di legge che disciplina gli impianti a fune, le aree sciabili attrezzate e le piste destinate alla pratica degli sport sulla neve. «Una regolamentazione necessaria», commenta Moretuzzo, molto orientata, però, su «un’idea di turismo che forse poteva dare speranza di sviluppo economico 50 anni fa, non certamente in questo particolare momento segnato dal riscaldamento globale, che ha un impatto evidente sull’industria dello sci, anche nella nostra regione».
Sono stati bocciati – rileva – i due ordini del giorno del Patto, senza alcuna interlocuzione. Per Moretuzzo si tratta di un chiaro segnale della sensibilità della Giunta sui temi trattati. «Negare l’opportunità di uno studio climatico periodico sulla situazione dei poli montani regionali, come avevamo chiesto, è sinonimo di una politica miope, incapace di ragionare sullo sviluppo economico di quegli stessi poli che dice di voler sostenere».
A una ventina di giorni dalla bocciatura della mozione del Patto con cui si proponeva di adottare una svolta coraggiosa nelle politiche del turismo montano in Friuli-Venezia Giulia, il tema torna all’attenzione del Consiglio regionale, ma «la maggioranza insiste su posizioni insensate, anziché adeguare le scelte politiche alla realtà dei fatti, con un atteggiamento politico gravemente irresponsabile. Che senso ha investire ingenti risorse pubbliche in impianti sciistici posti al di sotto della linea di affidabilità della neve che tra pochi anni rischiano di essere inutilizzabili ed economicamente insostenibili? Le risorse vanno invece investite per sostenere un altro modello di turismo, basato sulla valorizzazione della naturalità dei luoghi, della mobilità lenta, delle diversità culturali e linguistiche».