Quali vantaggi presenta la “transizione ecologica”?
25 Aprile 2021TRIESTE. Il 22 Aprile ricorreva l’Earth Day, Giornata Mondiale della Terra. Nell’occasione dell’Earth Day dal tema “Restore Our Earth”, focalizzato quest’anno sui processi naturali e le emergenti tecnologie verdi che possono risanare il nostro ecosistema, Un’altra città si è interrogata, in uno dei dibattiti di confronto e arricchimento sul programma (che si può trovare sul blog), nell’evento Zoom “Più ambiente meno povertà”.
A partire dalle proposte, spunti e riflessioni di Un’altra città per la nuova amministrazione, che emergerà dalle Elezioni Amministrative 2021, e attraverso il coordinamento di Giovanni Carrosio (Sociologo dell’Università di Trieste), si sono avvicendati gli interventi di Annalisa Corrado (AzzeroCO2 e Organizzazione Kyoto Club), Michele Buonomo (Legambiente Campania), Lorenzo Cerbone (Presidente Cna Edilizia Trieste), Manuel Zerjul (Caf Acli Trieste) e Andrea Nardini (Docente di Fisiologia Vegetale UniTs).
La sfida verso la transizione ecologica è carica di opportunità, non solo per modificare il sistema di sviluppo della città, ma anche e soprattutto per migliorare le condizioni di vita delle persone (a partire dai ceti più deboli). Quali sono gli strumenti che contribuiscono al grande obiettivo della transizione ecologica e alla lotta alla povertà energetica, nella prospettiva dell’eco welfare? Per evitare che alcune povertà si cronicizzino, ci sono tre strade percorribili: il sostegno al reddito dei nuclei in difficoltà, ridurre il fabbisogno di energia, mentre una terza risposta può essere quella di moltiplicare le esperienze di produzione di energia decentrate e di comunità.
All’approfondimento dell’aspetto riguardante la transizione ecologica e della grande opportunità delle comunità energetiche ha, in primo luogo, contribuito Annalisa Corrado. Si parla molto degli strumenti, atti ad accelerare la transizione, che si potranno costruire grazie ai fondi del Recovery Fund; altri strumenti però sono già a disposizione della collettività. L’opportunità, e al tempo stesso lo tsunami, rappresentato dalla riqualificazione energetica e sismica di edifici attraverso la defiscalizzazione al 110% con cessione del credito d’imposta (elemento approfondito in seguito). Un altro strumento evidenziato è la selezione delle tecnologie che vengono finanziate o considerate finanziabili. In ultima analisi un terzo strumento, e spunto interessante da cui poter trarre ispirazione, è la già citata costituzione di comunità energetiche.
Un’esperienza già sperimentata a San Giovanni a Teduccio e condivisa durante l’incontro da Michele Buonomo: grazie alla triangolazione tra Legambiente Campania, due fondazioni e un’impresa, si è dato vita a un investimento dedicato alla creazione di un tetto fotovoltaico, che ha reso concreta la possibilità di creare una macro utenza condivisa dell’energia autoprodotta dal sistema fotovoltaico, evitando l’immissione dell’energia in eccedenza nella rete, a beneficio del quartiere.
Altro macro aspetto molto importante è il verde urbano, di cui si occupa anche il docente Andrea Nardini, che ha ricordato come spesso questo sia gestito come elemento di arredamento cittadino, mentre dovrebbe essere utilizzato come strumento di gestione delle isole di calore e del raffrescamento degli edifici, che contribuiscono al benessere fisico delle persone. Venendo poi all’ingente opportunità della defiscalizzazione al 110% sulla riqualificazione degli edifici, molte sono le questioni e le domande che l’iniziativa pone, come ribadito dall’imprenditore edile Lorenzo Cerbone. Sia Cerbone che Manuel Zerjul, intervenuto dopo di lui, hanno sottolineato la necessità di una struttura associativa che faccia da incubatore di richieste e di facilitatore nella risoluzione di problemi inerenti al tema. Il concetto di rete è quindi fondamentale: occorre ampliare il gruppo di lavoro attraverso la collaborazione tra professionisti, tecnici,…
Per trarre alcune conclusioni dall’interazione tra gli esperti in vari settori chiamati in causa e la cittadinanza intervenuta: si è individuata la necessità di un presidio tecnico- politico, che orienti l’azione verso la direzione della svolta verde auspicata e che sappia mettere in rete competenze diverse. La povertà energetica potrebbe essere un pretesto, ma anche un punto di partenza, per sviluppare delle politiche nell’ottica del già citato eco-welfare: individuando mancanze e ostacoli, collaborando con molte delle associazioni che quotidianamente si trovano a operare sul tema della povertà, il mondo dell’edilizia; nonché con Federconsumatori e con i patronati come ossatura di una nuova intermediazione. Si è inoltre ragionato sulla possibilità di lavorare già da subito su delle linee di policy per quanto riguarda le politiche ambientali e della formazione di gruppi di lavoro sulla progettazione di iniziative concrete.