Le donne del Campo profughi usano le foto non la voce
4 Dicembre 2022
Freedom is not free (Zohre Mussakhan)
PALMANOVA. Donne a cui hanno strappato la voce. Donne in bilico tra passato e futuro, tra crudeltà e speranza. Donne aggrappate al presente attraverso una macchina fotografica. “They took away our voice. So we will tell our story through pictures instead” (Si sono presi la nostra voce. Allora noi racconteremo la nostra storia con le immagini) è il titolo della suggestiva mostra fotografica che Palmanova ospiterà fino all’8 gennaio nella polveriera Garzoni e che raccoglie oltre cinquanta scatti di donne che frequentano la scuola di fotografia del campo profughi di Diavata (Grecia).

Strenght (Farzana Naeemi)
La “Photography School” nasce nel nord della Grecia nel novembre del 2020 all’interno di Casa Base, il “safe space” creato dall’Ong Qrt (Quick Response Team) per la popolazione femminile del campo profughi di Diavata, a nord di Salonicco. A fare da tutor in questo progetto è il friulano Mattia Bidoli. “All’interno della struttura – spiega Bidoli – abbiamo creato un’aula di fotografia dove le ragazze e donne che vi partecipano possano sentirsi al sicuro e libere di esprimersi. Fotografare è un mezzo per creare una relazione, un mezzo per guardare agli altri e al mondo in modo personale, intimo, ti stimola a esplorare, a conoscere e conoscerti. Ti insegna a non avere paura. La fotografia è in grado di cambiarti: sia che tu stia da una parte o dall’altra dell’obiettivo alcune foto hanno il potere di evocare contenuti emotivi, pensieri e significati dei quali alle volte non si è consapevoli a un primo sguardo”.

I am what I am (Masoumeh Tajik)
“Non c’è altro modo che la conoscenza per affrontare il complesso fenomeno globale delle migrazioni i cui effetti si riversano sulla nostra società europea che stenta a dotarsi degli strumenti necessari a comprendere e risolvere. Queste immagini hanno il pregio di ricordarci con la forza del loro dirompente impatto visivo che dietro la parola “migrante” c’è una persona con un volto, una storia, una speranza di vita legittima come la nostra. Per questo, oggi più che mai, l’Amministrazione comunale di Palmanova ha fortemente voluto e sostenuto questo progetto. Ringrazio il Circolo fotografico, Mattia Bidoli e tutte le donne che hanno voluto portare nella città Unesco questa testimonianza” è il commento dell’assessore alla Cultura Silvia Savi.
Dal 2020 a oggi sono più di 40 le ragazze e donne del campo di età compresa dai 10 ai 34 anni che hanno preso parte alla scuola di fotografia. Provengono da Afghanistan, Iran, Kurdistan, Iraq, Siria e hanno alle spalle storie di oppressione, di paura, di dolore, ma anche di speranza e riscatto. Con le loro opere fotografiche queste donne hanno all’attivo diverse mostre fotografiche in Europa e collaborazioni di prestigio anche con l’Agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr), Medici Senza Frontiere, Art 4 Humanity e diverse realtà. I loro lavori sono apparsi su diversi quotidiani e magazine internazionali e le foto si sono aggiudicate diversi premi e i riconoscimenti.
APERTURA E ORARI MOSTRA
Fino all’8 gennaio, tutti i venerdì, sabato, domenica, l’8 e il 26 dicembre, 10- 12 e 15-18:30. Mostra chiusa il 25/12 e l’1/1.

Freedom is not free (Zohre Mussakhan)