La proroga dell’emergenza al 31 gennaio era necessaria?

13 Ottobre 2020

TRIESTE. La domanda se era indispensabile prorogare lo stato di emergenza anti-Covid fino al 31 gennaio 2021, se la son posta in molti. Dagli scienziati alla gente comune. L’epidemiologo triestino dottor Fulvio Zorzut che, con costanza ci fa pervenire le sue analisi/considerazioni, il quesito non lo elude e propone il suo punto di vista supportato dai dati.

”In Italia e nella nostra regione si osserva un progressivo peggioramento dell’epidemia di Sars-CoV-2 da 10 settimane. conseguenza dei casi di ritorno, turistici e lavorativi, degli assembramenti vacanzieri, dell’incessante flusso dei migranti, e della ripresa della scuola. I mesi autunnali ed invernali ci riserveranno un ulteriore peggioramento, stagionalità o meno.

L’Rt calcolato sui casi sintomatici è pari a 1,06, in crescita.

La differenza è che i posti letto nelle terapie intensive hanno una media di occupazione del 0,6%, dato di gran lunga inferiore a quello di marzo, aprile e maggio. L’incremento dei positivi è correlato sia al numero dei tamponi eseguiti quotidianamente, sia al costante aumento del rapporto positivi/casi testati. L’equazione è semplice: più tamponi, più positivi. Maggiore è l’attività di screening e contact tracing per l’accurato e mirato tracciamento dei singoli casi e maggiore sarà il numero dei positivi intercettati. Questo fa parte della normale attività di vigilanza delle Strutture di Igiene e Sanità Pubblica.

 

Il 31% dei nuovi casi diagnosticati in tutto il Paese è stato identificato tramite attività di screening, mentre il 33,6% nell’ambito di attività di contact tracing. I rimanenti casi sono stati identificati in quanto sintomatici (29,2%) o non è riportata la ragione dell’accertamento diagnostico (6,2%). Inoltre, c’è il problema dei ’blandamente positivi’ (che presentano poche repliche virali nel tampone apparentemente non in grado di contagiare alcuno), dei tamponi falsi positivi e falsi negativi. Sempre stando alle statistiche, il 97% degli italiani non è ancora entrato in contatto con il virus e siamo ben lontani dall’immunità di gregge.

Attenzione. L’aumento delle capacità di offerta diagnostica e di tracciamento (molecolari o antigenici, test sierologici tipo pungidito o con prelievo o l’utilizzo di App dedicate, ad esempio) deve essere accompagnato dal potenziamento dei servizi territoriali per la ricerca dei casi e la gestione dei contatti, inclusa la quarantena dei contatti stretti e l’isolamento immediato dei casi secondari. La riduzione dei tempi tra l’inizio della contagiosità e l’isolamento resta un elemento fondamentale per il controllo della diffusione dell’infezione, che altrimenti può divenire ingestibile.

Altro fattore importante è che meno del 10% dei nuovi contagiati manifesta sintomi importanti. Nonostante il numero di casi sia ormai equiparabile a quello dello scorso marzo-aprile, la situazione è quindi oggi diversa in quanto la sintomatologia clinica è meno aggressiva. La letalità apparente nelle regioni, inoltre, è stabilmente in calo rispetto ai mesi primaverili.

Ciò premesso ed analizzato, prolungare fino al 31 gennaio lo stato di emergenza nazionale, suggerendo addirittura l’uso permanente delle mascherine anche all’aperto in condizioni di non assembramento, sembra una misura eccessiva e non giustificata, stante la situazione attuale e di prospettiva. A ciò si aggiunge che i bollettini sulla diffusione dei dati sul monitoraggio delle epidemie negli ultimi decenni è avvenuta sempre su base settimanale o mensile. Basta visitare il portale InfluNet – dove il Ministero comunica l’andamento dei contagi influenzali – per rendersene conto.

Così dovrebbe accadere anche con il Covid 19, si eviterebbero imbarazzanti variabilità quotidiane spesso collegate alle giornate festive che sono caratterizzate da un minor numero di tamponi effettuati e processati. La stabilità dei dati ne guadagnerebbe e ci sarebbe una maggiore attendibilità senza ricorrere alla “prosa” (oggi meglio di ieri, balzo dei ricoveri, la curva oggi cala, i decessi sono in aumento, ecc). Il susseguirsi quotidiano, tramite i media, di dati e numeri scollegati da un quadro complessivo, servono solo a mantenere uno stato di allerta permanente, che a gioco lungo determina una assuefazione nell’opinione pubblica. Unita a un fastidio e insofferenza crescente, porta a sottovalutare i problemi reali della pandemia, diminuendone la collaborazione.

Bisogna perseverare con le misure di contenimento prescritte: distanziamento sociale, mascherine, lavaggio frequente delle mani a cui si aggiunge la vaccinazione antinfluenzale”.

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