Gli svaghi dei Norreni e i giochi citati da Dante
26 Maggio 2021UDINE. La Società Friulana di Archeologia, in occasione della Giornata mondiale del gioco e grazie a due giovani studiosi, organizza due incontri dedicati ai giochi nel passato, senza dimenticare di omaggiare Dante Alighieri. Venerdì 28 maggio, alle 17, online, Lorena Cannizzaro (archeologa) tratterà dei “Giochi e sport di età vichinga”.
A partire dall’VIII secolo, l’Europa assistette all’avanzata devastatrice del popolo norreno. Questi si presentarono sulla scena europea come gruppi di uomini armati, estremamente aggressivi, non ancora cristianizzati, ma con una propria identità culturale e una capacità tecnica di tutto rispetto. Agli occhi dei cronisti del tempo sembravano sprigionare un’energia insaziabile, che aveva quasi del prodigioso e che si esprimeva nella loro tenacissima volontà di espansione e di dominio. Ma un popolo così dedito alla conquista come quello degli antichi norreni, quali forme di intrattenimento e di svago poteva concedersi tra una razzia e l’altra? Le fonti scritte, soprattutto le saghe, ci vengono in aiuto nel rispondere a questo quesito. Tramite queste sappiamo, infatti, che i norreni si dilettavano in diversi tipi di giochi e sport più o meno cruenti. Verrà presentata una rassegna di questi in modo da acquisire un nuovo spaccato della vita quotidiana norrena.
A seguire, Federico Guariglia (filologo), tratterà di ”Quando si parte il gioco de la zara: i giochi nelle opere di Dante”. Nel secondo balzo dell’Antipurgatorio, Dante e Virgilio sono circondati da anime dei morti per forza. Per spiegare come si comportano i due poeti attorniati dai purganti, Dante ricorre all’immagine del gioco della zara, una sorta di gioco d’azzardo medievale. La forma si ritrova, con lo stesso significato, già in Brunetto Latini, nonché in numerosi scrittori toscani del XIV secolo. Non è l’unico gioco citato da Dante. All’interno del Fiore di virtù, la “traduzione” del famosissimo Roman de la Rose, l’Alighieri cita i misteriosi giochi del coderone (LXIII, v. 5), delle tavole (LXIII, v. 2) e dell’ambassi (LXIII, v. 5). Il Sommo Poeta cita, inoltre, gli scacchi
(LXIII, v. 2).
In ognuno di questi giochi, l’«amico» del poeta è invitato a concedere la vittoria alla donna amata: «fa che ella sia la vincitore […] falla seder ad alti, e tu sie basso» (LXIII, v. 6 e 9). Gli scacchi appaiono anche in Paradiso, XXVIII, vv. 91-93: «Lo incendio lor seguiva ogni scintilla | Ed eran tante che il numero loro | più che il doppiar degli scacchi s’immilla». Il gioco degli scacchi è utilizzato per parlare del numero degli angeli nelle gerarchie celesti. Il breve contributo si propone di investigare la letterarietà dei giochi nel corso del Trecento: in primo luogo, si proverà a ricostruire la fisionomia e le regole dei giochi citati da Dante. Successivamente, si delineerà la conoscenza dei jeux de table da parte di Dante Alighieri, attraverso le cronache dell’epoca. Infine, si tenterà di verificare quanto la presenza dei giochi sia diffusa nella letteratura medievale e quale sia lo scopo della citazione dei giochi.
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