E’ una pandemia “stop&go” Più attenzione ai migranti
25 Luglio 2020TRIESTE. Proponiamo ai lettori una nuova analisi del dottor Fulvio Zorzut, epidemiolo di Trieste, che stavolta si sofferma sull’andamento altalenante della pandemia.
”Il 19 luglio per la prima volta da mesi si è arrestata la discesa degli infetti e c’è stato un incremento di 72 casi come si vede nel grafico, successivamente si assiste a cali e incrementi quotidiani. La situazione quindi richiede massima attenzione per l’estrema variabilità.
Le modalità di conteggio nazionale vanno rese più precise e dettagliate. I nuovi positivi continuano a essere aggregati per regione e per provincia, creando un bias confondente. Infatti è inutile dire che ci sono 3 positivi a Cremona, 5 a Roma o 4 a Palermo eccetera, se poi non si differenziano per nazionalità. Sembrano residenti di quelle città, mentre in realtà sono migranti o stranieri presenti nel nostro territorio per le più svariate ragioni e intercettati casualmente. Bisogna affrontare il problema con grande chiarezza altrimenti sfugge la reale scala di questo fenomeno.
E’ di questi giorni un cluster bosniaco a Trieste che ha interessato diverse persone e un importante focolaio a Udine nella ex caserma Cavarzerani con 500 migranti in quarantena… Per la nostra Regione, quindi, la rotta balcanica seguita dai migranti (in prevalenza pakistani, afghani, bengalesi) diventa di grande attualità, non meno di quella marittima, sostanzialmente per due ragioni principali: i migranti attraversano numerose nazioni con misure, strategie e capacità di prevenzione ed intercetto molto difformi e sono Paesi che nel frattempo stanno appena raggiungendo il picco epidemico e quindi le probabilità di contagio in itinere sono elevate.
A questo si aggiungono gli spostamenti dei residenti in queste nazioni e che giungono in regione per semplice contiguità geografica, turistica o lavorativa.
Quindi è giusta la chiusura dei voli aerei con Bosnia, Serbia, Montenegro, Kosovo e Moldavia fino al 31 luglio, salvo proroghe. Vanno ovviamente considerati i possibili scali aerei intermedi, in modo che i soggetti appartenenti a Nazioni a rischio non sfuggano ai controlli. I controlli chiaramente devono essere anche terrestri altrimenti non servono a nulla.
Bisogna testare a tappeto i migranti, direttamente nei centri di accoglienza, vigilando che sia garantita la loro permanenza per i 14 giorni di quarantena previsti, altrimenti sarà impossibile contenere i nuovi focolai su tutto il territorio, rischiando di vanificare i sacrifici sopportati dagli italiani durante il lockdown. Insorgono diversi focolai di ampiezza variabile in quasi tutte le regioni italiane e molti di questi sono causati da persone che provengono da Paesi ad alta incidenza. Grande attenzione deve richiedere il focolaio dei 43 migranti positivi riscontrato dalla Croce Rossa di Jesolo, che segue quello generato da un imprenditore vicentino rientrato dal Kosovo. Questi episodi uniti a quello del focolaio di alcune decine di casi di cittadini del Bangla Desh a Roma confermano il problema emergente delle infezioni che provengono dall’estero.
Nel frattempo vengono segnalate sul territorio nazionale alcune catene di trasmissione, come a Cosenza dove 15 componenti della comunità senegalese sono risultati positivi al virus, oppure a Modica dove si era stabilita per 15 giorni una escort che aveva ricevuto molti clienti su appuntamento, prima di lasciare la Sicilia e viaggiare fino in Umbria o il focolaio insorto in un ristorante di Savona. Si tratta in molti casi di identificazioni casuali, in larga parte composti da asintomatici o paucisintomatici.
C’è fretta di riprendere, in tutto il mondo per evitare una crisi economica epocale nei prossimi mesi, ma al tempo stesso come si ricomincia, a distanza di poco ricomincia la catena dei contagi ( Catalogna, Xinjiang, America del Sud, Sud Africa, Bangla Desh). Come si vede le curve epidemiche delle nazioni sopra descritte, sono ben lontane dal punto di flesso e quindi a maggior ragione dal loro picco, indicando un importante sfasamento temporale in ritardo rispetto all’Europa e all’Italia in particolare. Le evidenze disponibili confermano che il Coronavirus è sempre lo stesso: non si è ancora attenuato spontaneamente. La grande differenza è che oggi molti soggetti trovati positivi sono asintomatici o hanno sintomi lievi e una carica virale ridotta e quindi risultano molto meno contagiosi rispetto a marzo e aprile. Inoltre si assiste a un abbassamento dell’età media degli infetti a 40 anni di età per cui sono mediamente più resistenti al Coronavirus.
Abbiamo superato la fase delle Case di riposo e degli anziani, drammatica ma confinata, ma ora ci sono i focolai di ritorno ad insorgenza multipla e diffusa geograficamente e per di più in pieno periodo di vacanza con il rischio di dover realizzare improvvise zone rosse quarantenarie, a macchia di leopardo, con migliaia di italiani fuori sede. Il timore a questo punto è di uno scenario “stop and go” (liberalizzazioni seguite da restrizioni e quindi nuovi allentamenti) con ripetute reinfezioni dall’estero e che a gioco lungo impediscono una Fase 3 lineare e risolutiva. L’ andamento dell’epidemia, in questa fase di transizione, richiama a un atteggiamento di massima prudenza. È fondamentale continuare a mantenere i consueti comportamenti precauzionali ( distanziamento, mascherine e disinfezione/lavaggio delle mani) per limitare il rischio di un aumento del numero di casi e decessi nel breve termine”.
Elaborazioni su dati del Istituto Superiore di Sanità, della Protezione Civile, Johns Hopkins University in continuo consolidamento.