Don Chisciotte (a teatro) affronta le crisi di oggi

24 Gennaio 2018

PORDENONE. Sognante e buffonesco, surreale e visionario, ricco di invenzioni linguistiche e visive, questo è il Don Chisciotte proposto dalla rassegna Codici Sperimentali Exconventolive, in arrivo giovedì 25 gennaio alle 21 nel Convento di san Francesco a Pordenone, dopo il felice debutto al Torino Fringe Festival e un tour all’insegna del tutto esaurito. In scena la versione originale firmata Angelo Tronca, autore del testo, regista e interprete assieme a Francesco Gargiulo, Astrid Casali e Gian Andrea Francescutti (musiche in scena).

“Don Chisciotte amore mio – spiega l’autore – è un testo che ho scritto in soli cinque giorni. In un periodo in cui tutti si lamentano di qualcosa ho sentito l’esigenza di parlare di altro, di qualcosa che manca oggi e in particolare alla mia generazione, quella dei trentenni: volevo parlare del coraggio, in contrapposizione a cinismo, individualismo e soggettivismo, che invece abbondano e spopolano. In Don Chisciotte vedo un altro tipo di uomo, un uomo che diventa immediatamente eroe a causa della sua condizione. A essere Superman sono tutti bravi: con la forza di mille uomini, i raggi laser dagli occhi e la capacità di saper volare, tutti possono diventare degli eroi. Il vero atto eroico si manifesta quando, fragili alle intemperie, non si ha altro scudo se non la propria volontà, non si ha timore del timore. Ho preso il personaggio di Don Chisciotte e di Sancho e li ho catapultati nella modernità, associandoli anche al mestiere che faccio, alla mia scelta di fare l’attore oggi”.

Ecco allora tre giovani attori e un musico esperto, alle prese con Don Chisciotte, uno dei grandi miti dell’occidente, visitato e rivisitato innumerevoli volte con un successo costante, catapultato nella nostra modernità. Uno spettacolo agile, brillante, esso stesso un atto donchisciottesco, nato dal sogno di un attore di scriversi addosso uno spettacolo e dalla sua bravura a convincere gli altri che quel suo sogno poteva essere il tentativo di tutti. “Per noi – conclude Tronca – giovani teatranti all’epoca della crisi, è l’occasione di confrontarci sulla nostra pazza vocazione, abnegazione e cieca fiducia nel mestiere che abbiamo scelto di intraprendere nel momento forse più assurdo e difficile che potesse capitare. Don Chisciotte ci insegna che c’è solo una cosa peggiore di un fallimento: non averci nemmeno provato. Il tentativo è già una vittoria, un segno di vitalità, una risposta al bisogno e all’insoddisfazione. La passione trasforma, poi, ogni tentativo in una riuscita. Sancho Panza ci insegna che da soli non si va da nessuna parte, mentre in due si va dappertutto anche restando apparentemente fermi”.

La coppia di antieroi per eccellenza dunque offre lo spunto per un gioco teatrale che con ironia e intelligenza cita il modello di Cervantes prendendosi la libertà di distaccarsene e poi tornarci con riferimenti più o meno diretti. Angelo Tronca, diplomato alla scuola per attori del Teatro Stabile di Torino, fondata da Luca Ronconi e diretta da Mauro Avogadro, inizia a lavorare quasi subito nella compagnia di Jurij Ferrini recitando in cinque spettacoli (Timone d’Atene, Locandiera, Riccardo III, Macbeth, La Figlia di Iorio, Aspettando Godot), tra questi come protagonista nella Figlia di Iorio con il ruolo di Aligi. Recita poi nel corso degli anni diretto da Claudio Longhi, Mauro Avogadro, Alberto Oliva, Paolo Rossi, Cristina Pezzoli, Carmelo Rifici.

Proprio da Rifici è diretto nel “Giulio Cesare” che debutta al Piccolo Teatro di Milano con Massimo De Francovich. Con Alberto Oliva recita con il ruolo di Evaristo ne “Il Ventaglio” di Goldoni spettacolo vincitore del Premio Sipario 2012. Sempre nel 2012 è finalista nel concorso per attori “Premio Hystrio”. Ne “Aspettando Godot” nel ruolo di Pozzo per la regia di Jurij Ferrini lavora assieme a Natalino Balasso. Ne “La Mandragola” di Machiavelli per la regia di Jurij Ferrini lavora assieme a Paolo Bonacelli. Lavora con il Teatro Stabile di Torino.

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