Un progetto per comunicare meglio il patrimonio culturale
23 Dicembre 2015UDINE. Nei giorni scorsi è stato discusso il primo Project Work che conclude il Master in Valorizzazione Turistica dei Beni Ambientali e Culturali dell’Università di Udine. Oggetto del lavoro di ricerca e di stage il nuovo corso comunicativo dell’IPAC, l’Istituto Regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia, ente funzionale e autonomo della Regione, subentrato nel febbraio del 2015 al Centro Regionale di Catalogazione e Restauro dei Beni Culturali, che ha deciso di avviare, negli ultimi mesi, un percorso di comunicazione all’interno della “galassia” dei social network.
“L’Istituto per il Patrimonio Culturale si racconta: le news dall’Esedra. Storytelling, social network, Open Culture (Progetto IPAC 2.0)”: questo è il titolo del Project Work che Barbara Roia ha presentato alla commissione presieduta dal professor Francesco Marangon, mella sede del Consorzio Friuli Formazione a Udine. Lo studio fa riferimento al tirocinio effettuato nella sede di Villa Manin dell’IPAC, che svolge attività di ricerca, formazione e documentazione e promuove la conoscenza, la conservazione attiva e la valorizzazione del patrimonio culturale e paesaggistico regionale. Fra i punti cardine della propria missione, la volontà di caratterizzare l’offerta turistica regionale in senso culturale. Da qui la grande importanza che l’Istituto ha da sempre attribuito alle strategie della comunicazione, tema di straordinaria portata strategica per stabilire un rapporto più vitale e corretto tra patrimonio culturale e società.
L’Istituto ha infatti modificato e riconfigurato il suo strumento principe, il Sistema Informativo Regionale del Patrimonio Culturale (SIRPAC), comprendente il Catalogo e la Carta dei Beni Culturali del Friuli Venezia Giulia e si è dotato di recente di un nuovo portale (ipac.regione.fvg.it), rivolto al pubblico più ampio. In questa volontà di stabilire un rapporto sempre vivo con le comunità e con i singoli, per innescare processi di partecipazione e sensibilizzare fasce sempre più ampie di popolazione, si inserisce il lavoro presentato e discusso da Barbara Roia, che ha accompagnato l’Istituto nella creazione dei suoi primi profili ufficiali sui social network (Facebook, Pinterest e Twitter) e contribuito a progettare campagne di comunicazione rispondenti a un duplice obiettivo: da una parte, la disseminazione dei vari eventi promossi dall’IPAC o dai suoi partner (musei, ecomusei, biblioteche, mediateche, fototeche, archivi, associazioni), come la mostra “Le parole della cultura”, attualmente visitabile nella sede del Consiglio regionale a Trieste; dall’altra, la presentazione e valorizzazione delle attività “silenziose”, ordinarie, che costituiscono però il core business dell’Istituto, vale a dire la fase di conoscenza e documentazione/catalogazione indispensabile alla successiva promozione del patrimonio.