La misteriosa rosa Moceniga e tanto altro al Natale in città
11 Dicembre 2014PORDENONE. Prosegue il mercatino in piazza XX Settembre per il Natale in Città pordenonese, con le casette enogastronomiche aperte fino alle 24. Venerdì 12, come ogni fine settimana, l’atmosfera sarà rallegrata da alcuni interventi musicali. Alle 18 sul palco della piazza si esibirà il coro giovanile studentesco SingIN’ Pordenone, nato nel 2006 all’interno del Liceo Grigoletti in collaborazione con il Coro Polifonico Città di Pordenone, affrontando in repertori molto diversi per genere, dalla polifonia del ‘500 (Dowland) alle più moderne vocalità spiritual e pop (Abba, Simon & Garfunkel), senza tralasciare i classici (Rameau) e poi estendendo il progetto a tutti gli studenti e docenti delle scuole di II grado della città, volendo così sfidare i tempi e proporsi come seria integrazione della formazione personale, umana e artistica, di ciascuno studente. Attualmente formato da circa 40 studenti provenienti da diversi istituti pordenonesi è preparato e diretto da Ambra Tubello e Dewis Antonel. Eseguirà brani pop-jazz e natalizi. E altri giovani saranno protagonisti del concerto che si svolgerà poco lontano alle 19 al Bar Bianco e Rosso: ad esibirsi fino alle 21 saranno i Souled Out e la classe di canto moderno della Scuola di Musica Città di Pordenone.
Il Natale in Città profuma di rosa, grazie alla Compagnie delle Rose, che organizza un incontro con lo scrittore Andrea di Robilant alle 16.45 alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Armando Pizzinato (dove è in corso la doppia mostra dedicata a Guidi e Vettori), in collaborazione con Gea. Prendendo le mosse dal suo libro “Sulle tracce di una rosa perduta”, l’autore, in una conversazione con l’assessore alla cultura del Comune di Pordenone Claudio Cattaruzza, parlerà del mistero della rosa Moceniga. Andrea di Robilant è un giornalista italiano che ha lavorato in Europa, America Latina e ha trascorso diversi anni negli Stati Uniti come corrispondente per i quotidiani la Repubblica e La Stampa.
Nella sua attività di scrittore, dopo “Un Amore Veneziano”, e “Irresistibile Nord”, nello scrivere della quadrisavola Lucia Memmo Mocenigo, in “Lucia nel tempo di Napoleone”, si è imbattuto in una rosa: la cosiddetta rosa moceniga. Da qui parte un viaggio particolarissimo alla ricerca delle origini di questa rosa. Un viaggio che lo condurrà dai celebri roseti del castello di Malmaison, sede dell’imperatrice Joséphine Bonaparte, fino a un giardino rustico friulano, dove un’appassionata signora coltiva più di 1.400 specie di rose antiche. Un viaggio in cui l’autore entrerà in contatto con illustri botanici e semplici appassionati, del passato e del presente, attraverso i quali scoprirà e farà conoscere ai lettori aneddoti e segreti, notizie scientifiche e tecniche di giardinaggio, colori e profumi del fiore più bello che esista: la rosa. Così Jhumpa Lahiri, scrittrice statunitense di origine bengalese, commenta l’opera: “Andrea di Robilant ci fa capire come una rosa non sia semplicemente una rosa, ma un enigma che ha radici profonde nel passato e che al tempo stesso fiorisce in eterno”.
Si inaugura venerdì alle 18.30 al Museo civico di storia naturale (via della Motta) “La casa in riva al mare”, mostra promossa dall’Assessorato alla cultura in collaborazione con la Casa circondariale di Pordenone e con l’Ambito distrettuale Urbano 6.5. Oggetto dell’esposizione sono le immagini fotografiche realizzate dagli ospiti della carcere di Pordenone, risultato del corso di fotografia tenuto durante l’estate da Giancarlo Rupolo all’interno della struttura stessa. Il corso iniziato con la spiegazione delle varie funzioni della macchina fotografica e del suo uso a seconda delle esigenze del momento, si è perfezionato illustrando l’importanza della luce e delle inquadrature, per poi proseguire con la valutazione critica delle composizioni fotografiche. Maggior importanza però è stata attribuita alla spontaneità di ripresa e alla manifestazione della propria personalità. “E’ particolarmente significativo – chiosa l’assessore alla cultura Claudio Cattaruzza – mettere al centro l’uomo, per permettere il confronto tra l’assunzione nel presente delle proprie responsabilità e la proiezione verso le future aspirazioni”.
Il corso è stato frequentato da 16 ospiti provenienti da diverse nazioni; Italia, Albania, Ungheria, Tunisia, Romania. Gli incontri e le esercitazioni si sono svolti nella cappella del carcere e nella sala polifunzionale, dipinta con scene di vita comune eseguite dagli ospiti sotto la guida di Vico Calabrò e spunto per interpretare fotograficamente la loro condizione di vita. “Con questo, come con altri corsi tenuti nei mesi estivi – commenta il direttore Alberto Quagliotto – abbiamo voluto dare spazio all’espressione del lato più umano e creativo della persona, ovvero quello artistico”. I risultati hanno oltrepassato le aspettative. Attraverso gli scatti della macchina, i detenuti hanno ripreso se stessi, gli ambienti in cui sono ristretti, e gli squarci esterni che sono consentiti alla vista, con la logica di chi vuol esprimere un messaggio alla parte più nascosta della propria personalità: quella parte che era stata sopita, perché travolta dalla vicende personali e giudiziarie che hanno portato alla detenzione. Consegnandosi all’occhio della macchina che, attraverso la luce ferma colori, attimi, persone e cose, gli autori hanno ritrovato una parte profonda di sé, che è quella che maggiormente potrà aiutarli nel percorso che stanno facendo. La mostra sarà aperta fino al 12 gennaio 2015, da martedì a sabato dalle 15.30 alle 19.30, domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15.30 alle 19.30.